mercoledì 2 novembre 2011

Origone - Una vita di penna e matita


Comunicato stampa

ORIGONE
UNA VITA DI PENNA E MATITA
Mostra antologica delle opere

5 - 19 novembre 2011
orario: 9.30-11.30 / 15.00.18.00
Palazzo Balbi, Campomorone (GE)

Inaugurazione sabato 5 novembre 2011 ore 17
Sala Consiliare di Palazzo Balbi, Campomorone
Introduzione di Ferruccio Giromini


Avvertimmo le prime avvisaglie nella prima metà anni 70. Chi allora c’era già, e già era in grado d’intendere e di volere, forse ricorda le prime apparizioni sulle pagine del glorioso quotidiano genovese “Il Lavoro”, laddove, tra colonne fitte di piombo, si affacciavano nuove figurette allegre siglate “Origone”.
Avremmo fatto presto a prendere confidenza con quel nome e con quei disegni. Anche perché, subito dopo, quei disegni e quel nome riapparvero sotto specie di racconti a fumetti su pagine molto diverse, quelle del mensile mondadoriano “Il Mago”, che raccoglieva tra i migliori comics del momento, nazionali e stranieri. E immediatamente di seguito la stessa firmetta e gli stessi disegnetti, stavolta sotto forma di strip umoristica, presero a occupare un glorioso posto fisso nel glorioso inserto “La Bancarella” del glorioso quotidiano genovese di cui sopra.
Insomma, si poteva ormai presagire che in quel caso la gloria non stava solo dietro ma anche davanti: quella firma si era messa in marcia e il suo cammino sarebbe stato presumibilmente incessante, inarrestabile, irresistibile. E per la verità così fu. La leggenda origonese cominciò a circolare, tra gli entusiasti e gli increduli e pure tra gli ammirati e gli invidiosi. Chi volle indagare scoprì presto che dietro quel cognome ligure si celavano ben due personalità, parenti ma distinte: i fratelli Agostino e Franco, differenti sia per complessione corporea per il carattere, ma meravigliosamente fusi e indistinguibili nella loro opera comune. L’Origone era oramai entità a sé stante, che trascendeva le rispettive individualità per presentarsi come un carattere preciso e ben identificabile.
Chi li conosceva di persona e aveva modo di frequentarli restava colpito su due piani di esperienza. Quella fisica li rendeva perfettamente incarnabili nelle figure disegnate di due personaggi di “Nilus”: il brevilineo faraone Agostino e la longilinea guardia Franco. Guardavi gli uni, e ti venivano in mente gli altri; guardavi gli altri, e ti venivano in mente gli uni. Il risultato ricorrente era che ti veniva da ridere. Ma anche l’esperienza psicologica non era da meno. Da bravi umoristi, entrambi disponevano di un ottimo senso dell’umorismo. Ma ciascuno dei due lo intendeva e lo esprimeva a modo suo, quale più diretto e quale più distaccato, talvolta più sophisticated e talvolta più slapstick, ora più crasso e ora più sottile. Ma il risultato ricorrente era che comunque ti veniva da ridere.
Si era ormai compreso che l’epopea origoniana si basava su una semplice certezza: la frequentazione dei prodotti della casa, per interposta stampa o per contatto diretto, avrebbe dato come risultato fatale e inequivocabile una risata. Talvolta, a onor del vero, un più discreto sorriso. Ma con maggiore regolarità, riconosciamolo, una sonora risata. Non c’era scampo, non se ne poteva fare a meno.
Con il passare degli anni, e poi dei lustri, e poi dei decenni, col dispiegarsi incontenibile delle loro attività creative – fumetti e strip e vignette e libri e diari e quaderni e zainetti e astucci e adesivi e poster e illustrazioni e opuscoli e pubblicità e marchi e testi televisivi e gadget a non finire, a migliaia e decine di migliaia e centinaia di migliaia e milioni e miliardi – tutto realizzato sempre con estrema nitidezza democratica di segno e sempre con cortese rispetto dell’intelligenza (almeno media) del pubblico, l’epica origonica si è pian piano arricchita e alimentata con un mistero: ma dove finisce il lavoro dell’uno e dove inizia il lavoro dell’altro? Mistero. Esempio perfetto di simbiosi mutualistica, proprio come l’attinia e il paguro bernardo, Franco e Agostino lavorano nell’ombra da eoni per farci ridere. Ci riescono benissimo, e vogliamo goderceli per altri eoni a venire.
Ferruccio Giromini

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