Comunicato stampa
ORIGONE
UNA VITA DI PENNA E MATITA
Mostra antologica delle opere
5 - 19 novembre 2011
orario: 9.30-11.30 / 15.00.18.00
Palazzo Balbi, Campomorone (GE)
Inaugurazione sabato 5 novembre 2011 ore 17
Sala Consiliare di Palazzo Balbi, Campomorone
Introduzione di Ferruccio Giromini
Avvertimmo
le prime avvisaglie nella prima metà anni 70. Chi allora c’era già, e già era
in grado d’intendere e di volere, forse ricorda le prime apparizioni sulle
pagine del glorioso quotidiano genovese “Il Lavoro”, laddove, tra colonne fitte
di piombo, si affacciavano nuove figurette allegre siglate “Origone”.
Avremmo
fatto presto a prendere confidenza con quel nome e con quei disegni. Anche
perché, subito dopo, quei disegni e quel nome riapparvero sotto specie di
racconti a fumetti su pagine molto diverse, quelle del mensile mondadoriano “Il
Mago”, che raccoglieva tra i migliori comics del momento, nazionali e
stranieri. E immediatamente di seguito la stessa firmetta e gli stessi
disegnetti, stavolta sotto forma di strip umoristica, presero a occupare un
glorioso posto fisso nel glorioso inserto “La Bancarella” del glorioso
quotidiano genovese di cui sopra.
Insomma,
si poteva ormai presagire che in quel caso la gloria non stava solo dietro ma
anche davanti: quella firma si era messa in marcia e il suo cammino sarebbe
stato presumibilmente incessante, inarrestabile, irresistibile. E per la verità
così fu. La leggenda origonese cominciò a circolare, tra gli entusiasti e gli
increduli e pure tra gli ammirati e gli invidiosi. Chi volle indagare scoprì
presto che dietro quel cognome ligure si celavano ben due personalità, parenti
ma distinte: i fratelli Agostino e Franco, differenti sia per complessione
corporea per il carattere, ma meravigliosamente fusi e indistinguibili nella
loro opera comune. L’Origone era oramai entità a sé stante, che trascendeva le
rispettive individualità per presentarsi come un carattere preciso e ben
identificabile.
Chi
li conosceva di persona e aveva modo di frequentarli restava colpito su due
piani di esperienza. Quella fisica li rendeva perfettamente incarnabili nelle
figure disegnate di due personaggi di “Nilus”: il brevilineo faraone Agostino e
la longilinea guardia Franco. Guardavi gli uni, e ti venivano in mente gli
altri; guardavi gli altri, e ti venivano in mente gli uni. Il risultato
ricorrente era che ti veniva da ridere. Ma anche l’esperienza psicologica non
era da meno. Da bravi umoristi, entrambi disponevano di un ottimo senso
dell’umorismo. Ma ciascuno dei due lo intendeva e lo esprimeva a modo suo,
quale più diretto e quale più distaccato, talvolta più sophisticated e talvolta
più slapstick, ora più crasso e ora più sottile. Ma il risultato ricorrente era
che comunque ti veniva da ridere.
Si
era ormai compreso che l’epopea origoniana si basava su una semplice certezza:
la frequentazione dei prodotti della casa, per interposta stampa o per contatto
diretto, avrebbe dato come risultato fatale e inequivocabile una risata.
Talvolta, a onor del vero, un più discreto sorriso. Ma con maggiore regolarità,
riconosciamolo, una sonora risata. Non c’era scampo, non se ne poteva fare a
meno.
Con
il passare degli anni, e poi dei lustri, e poi dei decenni, col dispiegarsi
incontenibile delle loro attività creative – fumetti e strip e vignette e libri
e diari e quaderni e zainetti e astucci e adesivi e poster e illustrazioni e
opuscoli e pubblicità e marchi e testi televisivi e gadget a non finire, a
migliaia e decine di migliaia e centinaia di migliaia e milioni e miliardi –
tutto realizzato sempre con estrema nitidezza democratica di segno e sempre con
cortese rispetto dell’intelligenza (almeno media) del pubblico, l’epica
origonica si è pian piano arricchita e alimentata con un mistero: ma dove
finisce il lavoro dell’uno e dove inizia il lavoro dell’altro? Mistero. Esempio
perfetto di simbiosi mutualistica, proprio come l’attinia e il paguro bernardo,
Franco e Agostino lavorano nell’ombra da eoni per farci ridere. Ci riescono
benissimo, e vogliamo goderceli per altri eoni a venire.
Ferruccio
Giromini
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